Al termine di un bel giro di trekking con amici per parchi in
centro Italia, con un magico incastro ho fatto coincidere la giornata di riposo (e doccia!) finale con un bel giro ad Urbino, in modo che, chi non avesse visto la città potesse colmare questa inaccettabile lacuna, ed io potessi invece godermi l'edizione 2006 di
Frequenze Disturbate, il festival musicale che gode della sede per concerti più suggestiva che l'Italia possa offrire, il giardino della Fortezza Albornoz con la veduta panoramica sulla città della quale si gode da lì sopra.
Arrivato sabato, già nel B&B in località Schieti dove abbiamo alloggiato la signora che lo gestiva mi chiedeva se fossi venuto per il festival o meno, poi vista la serata, il giorno dopo mi sono soffermato per due chiacchiere che hanno un po' confermato le mie prime impressioni. Dalle parole della signora sembra che quest'anno la manifestazione abbia avuto minore appoggio da parte del comune e delle istituzioni, in base al solito triste adagio del
vogliamo il turismo ma senza esagerare ché poi non siamo disposti a sopportarne le conseguenze
. E come già per il Violino e la Selce a Fano il rischio di sostituzione con ulteriori rievocazioni romane, medioevali, concerti di strumenti antichi o altri eventi
più adatti a città d'arte è dietro l'angolo, specialmente sulla scia della scarsa affluenza di quest'anno.
Un'assurdità: rispetto ai vari festival nei quali il pubblico arriva a fiumi e non è trattato meglio di carne da macello (pagante) e come tale poi si comporta, Urbino è sempre stata un'oasi felice.
Si potrà parlare di un calo fisiologico, ma la mia percezione è che al crollo dell'affluenza del pubblico abbiano contribuito non poco i ritardi organizzativi e la scarsa promozione ricevuta dall'evento, cosa che in tempi di internet si riesce a fare, specie se ad un pubblico interessato, anche con poca spesa. Reperire informazioni sull'evento è stata impresa improba ed è toccato dar fondo a continue ricerche via internet e mettere in moto tutti i possibili passaparola per trovare qualcuno che ne sapesse qualcosa. Il
sito ufficiale rimanda ad una laconica pagina segnaposto e solo seguendo le news (peraltro impossibile farne un bookmark) sul
sito di DNA concerti si scopre che è stato sostituito da
una pagina su myspace, ma ahimè io faccio parte di quelli che
I don't get myspace.
Forse un giorno mi arriverà l'illuminazione e capirò perchè Google si stia ponendo il problema di trovare
un accordo con Murdoch, ma al momento mi identifico nella categoria dei non iniziati cui l'oggetto dice ben poco a parte la presenza del music player in flash che può dare un'idea di cosa viene proposto dai musicisti del cast e la sequela di "grazie per l'add" che probabilmente darà soddisfazione a chi è interessato a far parte di questo presunto giro di amici della manfestazione, ma mi sembra che con i weblog si fosse già arrivati da tempo ad una qualità migliore nello stabilire contatti fra persone con interessi in comune.
Come nota positiva vedo invece il fatto che in un anno in cui i biglietti dei concerti sono cresciuti senza controllo, almeno qui si è riusciti a mantenere i livelli dell'anno scorso, anche se mancava l'abbonamento 2gg. a 30€. Non mi sono posto neanche la questione di contare i ricarichi di TicketOne (ma non ne esistono proprio di servizi alternativi in Italia?) perchè fortunatamente anche nei festival italiani più affollati - e purtroppo non era certo questo il caso - i biglietti si riescono sempre ad acquistare il giorno stesso.
Il cast è stato dignitoso ma non esattamente di richiamo. Potrebbe esser stato un problema di spesa, ma mi sembra più che altro che si sia persa
la componente di unicità dell'evento, con la possibilità di scoprire nuovi ascolti, trovandovi artisti che non fossero passati di recente o affatto in Italia. La novità di quest'anno mi sembra si sia limitata alla folktronica dei
Tunng, rimasti però per me nulla più che uno spunto interessante da approfondire (nonchè l'immagine di Björk ed Elisabetta Viviani insieme sul palco) a causa della pioggia che mi ha fatto preferire una fuga in direzione crescia al chiuso al loro concerto. Ulteriore menzione per i
Non Voglio Che Clara, felicissima apertura della giornata di domenica.
Non posso fare a meno di vedere invece la presenza degli Afterhours come un tappabuchi, forse in grazia dalla ormai sottovalutata gentilezza di Manuel Agnelli, ma in fin dei conti sarebbe bastata una qualsiasi Festa dell'Unità per riuscire a vederli live a costi inferiori. Gli Arab Strap li avevo già visti questo inverno a Milano e già lì avevo già sofferto per la virata elettrica, per quanto dettata dai suoni dell'ultimo album
The Last Romance, ma si è trattato comunque di una buona chiusura e qui il problema era più che altro paragonare la serata al concerto "con gli archi" del periodo Monday at the Hug & Pint, che rimane uno dei più belli che abbia visto di sempre. Una Cat Power forse sobria sa essere brava ed intensa, ma da sola sul palco annoia dopo pochi pezzi e non regge come presenza un ruolo da headliner in un festival. Azzeccati invece i Whitest Boy Alive del nostro nerd preferito Erlend Øye, più a fuoco e danzerecci di come li avessi visti a Torino a supporto di Gnarls Barkley, anche se non ho fatto in tempo a mettermi la
beautiful T-Shirt acquistata l'altra volta per avere l'irrinunciabile cd single trasparente (ah, l'indie-marketing!).
Se volete leggere altro sull'argomento, Cleo ha descritto avventure e disavventure del gruppo di ascolto in una piacevolissima
recensione su DeBaser.it, mentre inkiostro ne parla
qui con il meritato affetto per una manifestazione che negli anni passati ci ha dato tanto, ma che probabilmente segue semplicemente il suo ciclo di vita.
In ogni caso incrociamo le dita ed appuntamento all'anno prossimo, che qui anche fuori da MySpace
nel giro di amici di Frequenze Disturbate si rimane sempre... Frequenze Disturbate,
2006,
DeBaser.it