Late as usual!

mercoledì, febbraio 22, 2006

Battimanodicisì

...e chi sono io per non andare a vedere la next big thing nella lista delle next big thing?
Un bel polpettone di Velvet Underground, Talking Heads, qualche tastierina Casiotone qua e là degna dei compianti Grandaddy, riff di avanzo dagli Strokes prima maniera, ecc. ecc.

Dismetto per una volta i panni del cialtrone attempato che finge di andare ai concerti per trasformarmi nel ragazzino puzzone che non se ne perde uno di questi passaparola!

In tema il buon inkiostro segnala anche una vagonata di mp3 live.
Eppoi con questi qua si balla anche, e posso dar finalmente sfogo al tarlo che mi ha piazzato in testa la signora Ciccone...

Buon ascolto! E se poi voleste farmi compagnia stasera...

CYHSY

martedì, febbraio 14, 2006

martedì, gennaio 31, 2006

Omini e Cagnolini

Da bravo ritardatario giusto all'ultimo giorno di apertura sono andato a vedere alla Triennale la mostra The Keith Haring Show, una delle più importanti retrospettive sinora dedicate al grande artista americano.

Purtroppo, nonostante il tono dei comunicati stampa, la mostra non si è dimostrata all'altezza di quanto visto ormai più di 10 anni fa al Castello di Rivoli, dove gli spazi e la bellezza della sede contribuivano a far meglio apprezzare l'opera di Keith Haring: c'è poco da fare, opere grandi vanno viste in spazi altrettando grandi.
Mi è sfuggito anche il significato del titolo della mostra, visto che di show non c'era molto, e dire che su un artista così pop di materia da elaborare anche in discorsi oltre la tipica mostra ce n'era non poca...

Una nota piacevole è invece la colonna sonora, un megamix degno di 2 Many DJ's realizzato dal DJ del Plastic Nicola Guiducci insieme a Lorenzo Ferrero, disponibile anche online - unica vera zampata dell'organizzazione - qui.
Dentro ci trovate tutto quanto fa anni '80 a New York, dal rap oldschool di Grand Master Flash e Kurtis Blow a Blondie, parecchi scampoli brevissimi di originali inframmezzati a riduzioni delle melodie della Smalltown Boy o Papa Don't Preach di turno. Poi Talking Heads ovunque, fino a composizioni più in tema da mostra tendenti ai pezzi più da ambiente del Moby di Play.

Forse questa musica dice più di Keith Haring delle tante parole presenti sui pannelli informativi dell'esposizione, peraltro davvero poco leggibili grazie all'ideona di piazzarle su uno sfondo grigino che riproduceva come texture il marchio di fabbrica, e purtroppo per alcuni unica cifra stilistica dell'artista: omini e cagnolini.

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Crimini Informatici

Iniziamo l'anno segnalando il continuo attentato alla lingua italiana perpetrato dalla figura dell'analista nel settore informatica e telecomunicazioni.
Non si tratta di semplice ignoranza, ma di una vera e propria attività criminale.

Dimenticatevi il congiuntivo, è solo una vostra proiezione mentale, in realtà esso non è mai esistito.
E se l'uso indiscriminato dell'indicativo potesse anche essere in via del tutto eccezionale giustificato da un eccesso di pragmatismo di derivazione ingegneristica, non ci sono scuse per il neologismo selvaggio o la ricontestualizzazione casuale di termini poco usati.
Alcuni fulgidi esempi:
  • questa attività è stata descopata (descoped, ahimè...)
  • proviamo a traguardare una data di rilascio (foresee? E dov'è il cantiere?)
  • abbiamo già esportato una data di consegna al marketing? (eeeeeeh? non bastava comunicarla?)
Infine il correttore grammaticale, questo sconosciuto.
L'invio di una mail deve essere sempre concitato, dare l'idea della dita che corrono sulla tastiera a velocità incontrollabile, in un flusso di coscienza che si riversa sulla tastiera senza possibilità di freno.
Per ottenere questo è indispensabile la presenza di almeno tre errori di battitura.
Non c'è mai tempo per rileggere, d'altronde stiamo parlando di un'attività che corre sempre sul filo del rasoio, la concorrenza è lì dietro l'angolo a spiarci e non possiamo arrivare in ritardo!
Può anche essere utile sbagliare l'invio a qualche destinatario, e d'altronde una mail che sia inviata a non meno di 10 persone in copia, 5 in copia nascosta e con al suo interno una discussione con almeno 3 thread diversi con vita autonoma, non ha senso di essere spedita.

Contando sulla caparbietà del completamento automatico di Outlook, indispensabile capro espiatorio di ogni errore umano, sbagliare un indirizzo è completamente giustificabile e può essere estremizzato al pari di una vera e propria attività strategica, dando la possibilità di informare sui fatti propri in modo fintamente casuale persone non direttamente coinvolte, o permettendo il prolungamento di una discussione ormai morta con mail di scuse per gli invii di troppo.

Tutto con l'obiettivo mai esplicitamente dichiarato di far vedere quanto si stia lavorando (o che lo si stia facendo e basta...).
Non fare, ma far vedere. Insomma anno nuovo, abitudini vecchie.

venerdì, gennaio 27, 2006

Midnight In A Perfect World

Finora il mio rapporto nei confronti di Extreme Programming è sempre stato piuttosto conflittuale: se da un lato condivido l'idea di cercare un modo migliore per lavorare nella produzione software, dall'altro i racconti delle esperienze di chi lo ha provato mi sono sempre sembrati appartenenti ad un mondo tanto perfetto quanto irreale dove tutte le persone vanno d'amore e d'accordo, accettano di buon grado delle imposizioni (roba mai vista!) e, in ultima analisi, producono e soddisfano in toto i clienti e magari non fanno neanche tardi in ufficio.

Anche l'impressione portata a casa da JavaPolis seguendo la presentazione Agile Software Development on Large Projects non è stata troppo diversa, qualcosa di troppo ideale per essere vera, specie se condita da filmatini del team al lavoro che ridono tutti insieme davanti ai monitor o durante le riunioni, o ancora si scambiano allegramente un orsetto come staffetta per le attività da svolgere in sequenza: sembrava quasi di assistere alla messa in scena del capolavoro del maestro Ejzenštejn, la Corazzata Potemkin, da parte di Fantozzi e combriccola davanti al megadirettore... ma gli sarà pure capitato un problema che sia uno a questi?!

Ora invece sto partecipando agli incontri del neonato Milano XP-UG e devo dire che le cose si presentano decisamente meglio. Sicuramente ciò che ha contribuito a sciogliere l'iniziale reticenza è stato il fatto che il promotore del gruppo milanese fosse Renzo Borgatti, che ben conosco per le attività del JUG Milano, ma in generale dopo questi primi incontri mi è sembrato di vedere una positiva evoluzione nel modo di trattare l'argomento. Sembra finalmente sparito quell'approccio dogmatico per il quale tutti quelli che non fanno Extreme Programming vengano liquidati come unenlightened dal santone di turno o l'apprendimento assimilabile ad un percorso spirituale di seconda mano (anche se qui - tirata d'orecchio - 'sta roba ogni tanto spunta...).
Soprattutto, Extreme Programming non sembra più il tentativo di vendere una panacea contro tutti i mali con tecniche da multi-level marketing, ma, ben più concretamente, un semplice modo di impegnarsi insieme per arrivare ad un modo migliore e più efficace di lavorare... magari anche divertendosi!

Ultima nota, ovviamente musicale: il primo meeting si è concluso in un ottimo aperitivo all'Art Factory di via Costa ed ascoltare quel DJ Shadow mi è sembrato di un tempismo quasi sospetto!

XP UG Milano, Extreme Programming

La bocca della verità

Le figlie dei tuoi amici saranno anche tanto carine, ma, quando ti vedono ricoperto di indumenti da alta montagna anche se sei a Milano, di ritorno da una giornata di lavoro della quale metà l'hai trascorsa sui mezzi a causa della neve, e ti dicono pure che lo zio non sembra ma è vecchio, in quanto il condizionale non è ancora contemplato, questa bocca della verità ti verrebbe una gran voglia di cucirgliela...

martedì, gennaio 17, 2006

Java@Mac@Work

Giovedì scorso una bella serata da Mac@Work per il Meeting #14 del JUG Milano.
Dopo l'ottimo intervento di Matteo e Vincenzo su MobUp, ho avuto occasione di parlare di alcune fra le mie droghe quotidiane, Java e Mac.

Qui le slide delle presentazione, redatte con la versione più recente di NeoOffice, ma esportate in PDF con OpenOffice.org 2.0 X11, in modo da mantenere navigabili le URL internet inserite nel testo, almeno finché NeoOffice non verrà aggiornato in modo da utilizzare la versione 2.0 di OpenOffice, al posto dell'attuale 1.1.5.

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